Quando si parla di tossicodipendenza, il craving è uno dei fattori chiave per descrivere i sintomi e l’aggravarsi della dipendenza. Gli episodi di craving per chi affronta una dipendenza (in prima persona, o stando accanto a un amico o un familiare) sono tanto frequenti quanto importanti da riconoscere e gestire.
Vediamo come è possibile aiutare una persona che affronta la tossicodipendenza, imparando a riconoscere il craving nelle sue forme differenti, i sintomi fisici e psicologici che si possono manifestare e come indirizzare la persona verso il percorso di cura migliore.
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Che cos’è il craving: la definizione
Craving è un termine anglosassone che identifica la ricerca impellente e il desiderio urgente di assunzione di una sostanza (nel caso della tossicodipendenza) o a ricorrere a un comportamento (nel caso della ludopatia e altre dipendenze comportamentali).
Gli attacchi di craving sono temporanei e brevi, per un massimo di 15 minuti, e si possono manifestare dopo poche ore o giorni da quando si è interrotta l’assunzione della sostanza.
La manifestazione e la numerosità degli episodi di craving variano a seconda di alcuni fattori, come la durata della dipendenza in corso e le quantità assunte prima del periodo momentaneo di astinenza.
Tra le cause scatenanti del craving troviamo anche fattori psicologici come fragilità, ansia, paura e depressione, sintomatologie molto spesso insorte o acuite con l’inizio della dipendenza. Il desiderio urgente di assunzione è legato in questi casi a un momentaneo stop delle sensazioni di ansia e depressione.
Differenti forme di craving e come riconoscerle
Il craving nella tossicodipendenza si può manifestare in due forme: craving negativo e craving positivo.
Il craving negativo si manifesta quando l’urgenza di assumere la sostanza è motivata dal malessere dato dall’astinenza, durante il percorso di disintossicazione o in un periodo nel quale non si ha accesso alla sostanza.
Il craving positivo, invece, è il desiderio di assumere droga per voler sperimentare gli effetti della sostanza ed è un comportamento comune nei tossicodipendenti che fanno uso attivo di droga.
I sintomi del craving nella tossicodipendenza
Gli episodi di craving si manifestano sia con sintomi fisici che psicologici. I sintomi e le sensazioni che prova una persona durante un episodio di craving, sono molti e differenti tra loro, tra i sintomi fisici troviamo:
- sudorazione;
- tremori;
- tachicardia;
- respiro affannato;
- astenia.
Tra i sintomi psicologici si sviluppa il pensiero fisso e ricorrente di assumere la sostanza e la sua intensità è così forte da disturbare il regolare pensiero logico e razionale.
Altri sintomi psicologici frequenti nel craving sono ansia, confusione e nervosismo.
Effetti del craving sul cervello
A livello cerebrale, il craving influisce sulla corteccia alterando le funzioni regolatrici dell’umore e la risposta emozionale. In questo modo si innesca un comportamento ossessivo, riducendo i freni inibitori e il giudizio morale pur di accedere alla sostanza.
Quando l’astinenza e i sintomi del craving si protraggono, la persona prova dolore fisico, con sintomi come astenia e la perdita di appetito, e malessere a livello psicologico come ansia, iperattività e aggressività.
Come gestire gli episodi di craving
I parenti e gli affetti che gravitano intorno ad una persona con una dipendenza possono imparare a riconoscere l’inizio di un attacco di craving e aiutare il proprio caro ad affrontarlo senza ricorrere alla sostanza.
Il craving insorge spontaneamente ma ci sono delle situazioni che aumentano la possibilità della sua manifestazione.
Sono definite situazioni trigger quei luoghi e quelle persone collegati all’abuso della sostanza, e che possono scatenare gli episodi di craving.
Anche periodi di stress, irrequietezza, relazioni conflittuali possono innescare il desiderio di far uso di droga.
È necessario identificare queste situazioni e gli stimoli che fungono da innesco per poterli evitare e adottare le giuste strategie per contrastare il craving.
L’ambiente e le relazioni che circondano la persona, il supporto psicologico e un atteggiamento positivo e non accusatorio sono determinanti per gestire queste situazioni.
Come aiutare un proprio caro a disintossicarsi
Per aiutare un tossicodipendente a fronteggiare e curare la propria dipendenza occorrono sicuramente un atteggiamento familiare supportivo e comprensivo. Queste relazioni devono essere però affiancate da un aiuto professionale specifico, come nel caso delle Comunità Terapeutiche.
In centri come le Comunità Terapeutiche il soggetto potrà confrontarsi con altre persone che condividono la sua situazione e comprendere le ragioni profonde della propria dipendenza, grazie all’aiuto di medici e psicoterapeuti esperti.
Il percorso permette di affrontare un percorso di riscoperta delle proprie risorse e potenzialità, costruendo una stabilità emotiva e delle relazioni sociali funzionali alla ripresa della propria vita fuori dalla dipendenza.
Il Centro Torinese di Solidarietà è una comunità specializzata nella cura delle tossicodipendenze. La persona viene supportata da personale medico e da psicoterapeuti specializzati durante tutto il trattamento, dalle prime fasi di astinenza fino al ritorno alla propria vita sociale.